Realtà & Irrealtà – Disegni e Dipinti 1972-1978
Guarda il video emozionale: “Realtà e Irrealtà” disegni e dipinti dal 1972 al 1978 (C)2023 RMS by G.Razzi
About GUIDO RAZZI: Renzo Biasion 1978
Estratto dal catalogo: Guido Razzi – Realtà e Irrealtà
“Guido Razzi ha capito presto che per poter esprimersi, per dire quel che si ha in animo di dire, occorre possedere quei mezzi che in pittura si chiamano disegno, colore, composizione.
Disegno, “in primis”, che è come la grammatica per chi vuol scrivere. So che ha fatto la “Scuola d’arte” e ha frequentato l’ “Accademia internazionale del nudo”. E posso, da pittore, immaginare il suo lungo e segreto lavoro. I disegni che ho avanti dimostrano sapienza e sensibilità. La sapienza viene dal lungo lavoro, da quell’ansia di perfezione che è tanto simile alla passione d’amore; la sensibilità è un dono, come la voce per il cantante, che però, col tempo, e con lo studio, si affina.”
«Oggi tutti hanno del genio ma nessuno sa più disegnare una mano».
Non sono parole mie ma di Renoir. Ed erano i tempi di Degas, gran disegnatore, ai quali seguirono quelli di Van Gogh, altro superbo disegnatore. Che dovremmo dire noi? Ricordo che, di ciò, discussi un giorno con Buzzati. Il quale aveva un enorme rispetto per il mestiere. Io pure ammiro chi lo possiede, pur riconoscendo che l’arte non è il mestiere.
Ma chi sa disegnare ha già fatto un certo cammino sulla strada giusta mentre gli altri navigano nel buio, alla disperata caccia di quelle «illuminazioni» che sarebbe più giusto chiamare, salvo qualche raro caso, illusioni. Guido Razzi, pittore romano ancora giovane d’anni anche se già ricco d’esperienze (rif. 1978), sta marciando veloce sulla strada giusta. Ha capito presto che per poter esprimersi, per dire quel che si ha in animo di dire, occorre possedere quei mezzi che in pittura si chiamano disegno, colore, composizione. Disegno, «in primis», che è come la grammatica per chi vuol scrivere. Io non so quanto sia durato il suo tirocinio in questo campo.
So che ha fatto la «Scuola d’arte» e ha frequentato l’ «Accademia internazionale del nudo››. E posso, da pittore, immaginare il suo lungo e segreto lavoro. I disegni che ho davanti, licenziati da Razzi per l’attuale mostra fiorentina, dimostrano sapienza e sensibilità.
La sapienza viene dal lungo lavoro, da quell’ansia di perfezione che è tanto simile alla passione d’amore; la sensibilità è un dono, come la voce per il cantante, che però, col tempo, e con lo studio, si affina. Fare il pittore, oggi, può essere facile o difficile, a seconda delle scelte che si fanno. Chi cerca l’avventura, la notorietà, il rapido successo, è favorito, non c’è dubbio. Se non altro perché, producendo rapidamente le opere, gli resta molto tempo a disposizione per destreggiarsi in quei giochi che portano alle luci della ribalta. Ma chi non s’appaga di effimere luci, chi scava in se stesso e ha per guida la propria forza morale, va incontro a difficoltà d’ogni genere, come accade sempre quando, a regnare, è il capriccio.
Guido Razzi appartiene a quella categoria di artisti, assai più esigua dell`altra, che intende la propria modernità non disgiunta, né contraria, alla tradizione. La tradizione, e di conseguenza il buon mestiere, restano alla base per la scoperta del mondo. Posizione, si badi, che non sa di «ritorni» e che non ha nulla di archeologico, essendo al contrario tutta protesa verso l’avvenire. Oggi Guido Razzi e gli altri giovani che si pongono gli stessi traguardi non hanno vita facile, e lo sanno benissimo. Ma sanno anche altrettanto bene, e questa sicurezza traspare dalle loro opere, che la realtà visibile può ancora, e potrà sempre, essere ispiratrice dell’arte.
Che importa se la critica «ufficiale» li ignora quando si sa che l`arte vera, quella che il tempo ha collaudato, è nata sempre fuori dall’ufficialità? Chi sono i «pompiers» di oggi? Quelli che lottano con le proprie forze per un nuovo e difficile ideale o quelli che, sorretti dal pubblico danaro e da una critica interessata o miope, ripetono sempre più stancamente cose già dette? Ci si è chiesto dove oggi si sente odore di morte e dove invece pulsa la vita? L’avanguardia, la vera avanguardia, sta con la vita, che è fuori dai giardini veneziani. La pittura di Guido Razzi si può situare nell’area della «Nuova figurazione».
Con un suo particolare accento, che la distingue, poniamo, da quella di un Vespignani, di un Guerreschi, di un De Stefano o di un Soffiantino.
Razzi non nasconde le sue simpatie. Il suo rifiuto sia dell’impressionismo sia delle varie correnti, francesi e tedesche, che l’hanno seguito, è motivato dall’ampiezza delle ricerche in altre direzioni, quelle della linea e della forma. Risale al Rinascimento fiorentino, al Michelangelo di certi disegni, alle levigatezze materiche del Pontormo di Santa Felicita. Per scendere a noi con Ingres, David, i neoclassici, le sottigliezze lineari del «Liberty» ed altre più vicine esperienze. Il tutto filtrato e reso personale da una modernità di visione che parte ci pare, da un continuo ascolto di se stesso, fin nelle pieghe di una intimistica delicatezza, subito riscattata, modificata e resa più complessa dall’immaginazione, sogni, fantasie, ricordi che hanno lasciato il segno. Una pittura colta, senza dubbio, di lettura forse difficile ove si cerchino i significati, le allusioni. Che si avvale di un colore freddo, non reale, per un ulteriore apporto nella ricerca di effetti allegorici, distaccati, magici.
Forse, a colpirci, nella pittura di Guido Razzi, è proprio quel senso diffuso, sottile, un poco inquietante, di mistero, che viene dalle composizioni insolite, dagli accostamenti che sorprendono, dalla resa stessa delle forme, amorosamente seguite, accarezzate, si potrebbe dire, con una specie di fredda, mentale sensualità.
È il segno dei tempi, il riflesso, attraverso la sensibilità di un artista, di una modernità inquieta, insofferente, tesa verso varie direzioni, nell’ansia del nuovo, forse di un ancora possibile riscatto.
Renzo Biasion, 1978
Opere di GUIDO RAZZI – Realtà & Irrealtà – Disegni e Dipinti 1972-1978