Caro Guido…
un gallerista di Montenapoleone ci fece conoscere quando eravamo ancora “ragazzi”
Tu pensasti di aver trovato un collezionista che poteva apprezzare la tua opera,
io pensai di aggiungere un’altra lente al mio cannocchiale per osservare il mondo attraverso un nuovo artista.
Tu sai, per averne più volte parlato, che io mi sono sempre ritenuto un cieco che per percorrere
le strade della vita ha bisogno di poggiare la mano sulla spalla di un artista.
Ritengo gli artisti persone che vivono nella società con i nervi scoperti.
Avvertono sensazioni che gli altri avvertono ma non sanno leggere.
Si proiettano in un futuro come veggenti e cercano di avvertirci,
con le loro opere, sulle insidie che la realtà nella quale viviamo cela e di farci capire
dove va questa disastrata umanità.
La sensibilità e la raffinatezza delle tue opere mi convinsero che saresti stato un
buon compagno di viaggio.
Nel mio cannocchiale c’erano altre lenti: Dangelo, Dova, Guttuso, Brindisi,
Bionda, Mardesic, Robaudi, Treccani, Orellana, Schnabel, Crippa, Purificato, Del
Drago e poi tanti altri che hanno lavorato in casa mia intrattenendo con me
e la mia famiglia un rapporto di amicizia e specialmente un continuo scambio culturale.
Era un momento particolarmente travagliato della tua vita: i personaggi attaccati
alle flebo, la donna incinta, le figure oniriche.
Poi donne bellissime, figure di fanciulli, ritratti miei e di Franca, la mostra del
cavallo con tre opere tue che Raffaele de Grada (presidente della giuria) ritenne le
opere migliori degne del primo premio.
Poi ancora i paesaggi romani che mi tengono compagnia tutte le mattine a colazione,
come tante altre tue opere rallegrano tutte le mie giornate avendo avuto cura di
inserirne una in ogni locale della mia casa e nel mio ufficio,
e poi una intera sala del Museo Contemporanea del Castello di Montesegale.
Ora che tu, con questa mostra a Palazzo Venezia, con opere che io ho seguito
mentre nascevano, consolidi il tuo valore di artista e la tua fama di Maestro,
io ti ringrazio per avermi aiutato per quaranta anni a vedere e sono sempre qui
con la mano sulla tua spalla per proseguire: siamo sempre ragazzi.
Ruggiero Jannuzzelli
Montesegale, 8 marzo 2009









